Gombito
GOMBITO è un paese di antica origine, posto sul margine occidentale dell’antica Insula Fulcheria, al centro del Lago Gerundo. Come appartenente a tale area è nominato in un documento del 1188, anche se non seguì le vicende dell’Insula, che venne poi a costituire politicamente il territorio cremasco, ma legò fin dagli albori le proprie sorti a Castelleone ed al territorio cremonese. Il Muratori ci attesta la presenza di Gombito (Gomedo) in un diploma del re Enrico III in data 1055, con il quale dichiara di conferire l’Insula Fulcheria, prima proprietà del marchese Bonifacio, in perpetua donazione alla chiesa cremonese, a rifacimento e sollievo per i danni sofferti dal vescovo Ubaldo. Parimenti è fatta menzione di Gombito in altri due diplomi: di Federico I imperatore nel 1187 e di Enrico VI nel 1191 Da quella data le sue sorti furono legate a quelle di tutto il resto del territorio cremonese. Nel 1420 fu concesso in feudo da Filippo Visconti a Cabrino Fòndulo, quando questi fu nominato marchese di Castelleone. Entrò quindi a far parte del ducato di Milano, con tutto il cremonese, e nel 1652 fu infeudato alla nobile famiglia dei Ponzone, di Cremona; per linea femminile pervenne poi agli Ala Ponzone, che lo tennero fino alla soppressione dei diritti feudali, nel 1796.
Il marchese Sigismondo Ala Ponzone era investito anche del titolo di “Signore di Gombito”. Il comune di Gombito nel 1751, infeudato agli Ala Ponzone, era amministrato dal un Consiglio Generale (più o meno l’odierno Consiglio Comunale) che si riuniva alla fine dell’anno per rinnovare i deputati al governo (l’odierna giunta) e gli altri ufficiali e salariati (impiegati comunali) e a giugno, per pubblicare il riparto delle imposte riscosse dal tesoriere eletto al pubblico incanto con incarico triennale. La redazione dei documenti pubblici e la contabilità era affidata al cancelliere che aveva anche le chiavi dell’armadio nel quale erano custoditi tutti i documenti del comune. Il comune era inoltre sottoposto alla giurisdizione del podestà feudale (gli Ala Ponzone) che amministrava la giustizia tramite un luogotenente e a quella del podestà di Cremona. Esisteva anche un console, incaricato di mantenere l’ordine. Nel 1751 la comunità contava 529 anime. di circa 500 anime “a comunione” (cioè adulti) parla anche la relazione alla visita pastorale del 1576. Nel 1841 al comune di Gombito fu aggregato il comune di Vinzasca a formare il comune di Gombito con Vinzasca Quella della cascina Vinzasca è una storia a parte. Prima che l’Adda mutasse il suo corso si trovava infatti sulla sponda destra del fiume ed apparteneva al lodigiano ed alla parrocchia di Bertonico. Nel 1039 la cascina Vinzasca era annoverata tra i possedimenti del monastero di San Vito (che si trovava tra Castiglione d’Adda e Camairago) per passare successivamente, nel 1350, agli ospedali milanesi del Brolo e di Santa Caterina e quindi all’Ospedale Maggiore. V’erano anche una chiesa ed un porto fluviale che, con la pesca e l’estrazione della ghiaia, costituivano la principale fonte di sostentamento della località. Viceversa, la cascina Vinzaschina, nel secolo scorso ancora riportata come appartenente al comune ed alla parrocchia di Gombito, è passata, a seguito delle variazione nel corso del fiume Adda, sotto il comune e la parrocchia di Bertonico.
La chiesa parrocchiale è dedicata ai santi Sisto e Liberata. Le caratteristiche attuali dell’edificio sono frutto di ripetuti interventi che ne hanno mutato l’aspetto primitivo. Il volto neoromanico conferito alla costruzione contrasta con l’origine certamente antica dell’edificio, mentre all’interno le discordanze venutesi a creare nel corso dei vari restauri sono meno avvertibili. Da alcune notizie reperibili dalle relazioni delle visite pastorali dei Vescovi del XVI e XVII secolo si evince che la costruzione della stessa ebbe inizio nell’anno 1663 e nel 1674 non era ancora terminata. Le decorazioni sono settecentesche, dei pittori Zanni (1771-1776) e Mariani (1777).
Più antica è la chiesa dedicata alla Santissima Trinità, detta anche della B.V. delle Grazie, presso il cimitero. Sempre dalle visite pastorali si evince che, mentre la parrocchia era officiata dai frati “Gesuati” della chiesa di S.Ilario in Cremona, presso la chiesetta della SS. Trinità esisteva un convento di Trinitari. In realtà il nucleo più antico della chiesa doveva essere costituito da una santella con l’immagine della Beata Vergine col Bambino di cui non si conosce la data di costruzione. Durante la peste del 1630 fu luogo di pellegrinaggi e preghiere perché molti asserivano di avervi ricevuto grazie. Da tale data iniziano ad apparire ex voto ed il numero delle offerte crebbe tanto che presto fu possibile costruire una vera e propria chiesa attorno alla santella (già terminata nel 1646). Non solo, ma con le offerte raccolte presso la chiesa della B.V. delle Grazie, fu pagata “quasi per intero” la costruzione della chiesa parrocchiale. Il coro, più grande della chiesa stessa, fu costruito in seguito, per renderla atta alla officiatura da parte dei frati.



